Scritto da Mattia Barlocco
Ciclista o cicloviaggiatore? Bikepacking o cicloturismo? Sport o avventura?
In molti mi chiedono quale di questi termini descriva al meglio me e le mie traversate in bici. Faccio sempre fatica a trovare le giuste parole per spiegare che, in realtà, si tratta soltanto e semplicemente di pedalare.
Sin da quando ero bambino, la bicicletta ha rappresentato prima di tutto un'esigenza, una passione, la voglia di mettersi alla prova. Ancora oggi, è proprio intorno a queste emozioni che ruotano le mie avventure - quelle in cui mi concentro per raggiungere una meta nel minor tempo possibile, quelle in cui voglio solo godermi la natura che mi circonda e quelle in cui punto a entrambe le cose, senza che nessuna delle due prevalga sull’altra.
Avendo vissuto due esperienze meravigliose in sella alla mia bicicletta - la Traversata delle Alpi nel 2019 e quella dei Borghi più belli d’Italia nel 2020 - dopo il periodo di restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19, ho sentito più forte che mai il bisogno di tornare a viaggiare pedalando. Forse non tutti capiranno questa mia esigenza, ma chi ha sperimentato la magia delle avventure in bici sa che, una volta assaporato questo stile di vita, non se ne può più fare a meno e si sviluppa una vera e propria dipendenza.
Come per ogni traversata, sono partito da un progetto iniziale: una meta da raggiungere e una traccia in chilometri e dislivello da superare. Ma, come sempre, la strada mi ha regalato emozioni che non avrei potuto prevedere sulla carta.
Ho iniziato a immaginare questa nuova avventura in autunno, con l’obiettivo di unire Finale Ligure - il paese in cui sono nato e in parte cresciuto - a Valencia, attraversando la Francia, i Pirenei, Andorra e parte della Spagna. Quando traccio un percorso cerco sempre di rimanere il più distante possibile dalle rotte maggiormente trafficate e turistiche, e anche in questa occasione ho privilegiato questo tipo di schema. Il risultato: una traversata di 1.555 chilometri percorsi in sei giorni consecutivi, con 18.000 metri di dislivello positivo totale.
La scelta di attraversare la Francia e la Spagna mantenendomi per la maggior parte del tempo lontano dalla costa ha sicuramente aggiunto delle difficoltà dal punto di vista atletico, ma, allo stesso tempo, mi ha permesso di pedalare in luoghi spettacolari, che difficilmente avrei avuto la fortuna di apprezzare e conoscere se avessi viaggiato in modo diverso. Pedalando per moltissime ore su strade rurali, spesso nella più completa e sana solitudine, ho avuto l'occasione di assaporare il vero senso dell’avventura, che per me è fatta essenzialmente di fatica e di comunione con l'ambiente naturale. Da questo punto di vista, la Francia non delude mai: più ci si allontana dal traffico e più ci si sorprende. Inoltre, ovunque viene mostrato massimo rispetto per i ciclisti.
Dal punto di vista atletico, le prime tre tappe sono state sicuramente le più complicate e difficili. Viaggiando da Finale Ligure a Pas de la Casa (Andorra), ho attraversato alcune delle zone più belle, ma anche impegnative, della Francia - come il Parc Naturel Regional des Prealpes d’Azur, le Gorge du Verdon, il Parc Naturel Regional du Luberon e l’Occitania - e ho percorso 870 chilometri e 11.000 metri di dislivello positivo in tre giorni.
Dopo aver dormito ad Andorra e attraversato le spettacolari montagne di Montserrat, sono arrivato in Catalogna. Da lì in poi, nelle ultime due tappe, la difficoltà principale è stata quella di dover convivere e combattere con il caldo, pedalando spesso e per molte ore al giorno sopra i 35 gradi, e dovendo gestire una brutta scottatura su entrambe le braccia.
Gli imprevisti e gli errori fanno parte del gioco e forse rappresentano la parte più significativa di ogni avventura. Nel momento in cui li vivi, li percepisci solo come delle scocciature, ma se riesci ad averla vinta e a superarli, allora si trasformano in pura soddisfazione.
Mentre percorrevo i 225 chilometri dell’ultima tappa, nella campagna valenciana, le mie braccia erano completamente ricoperte da bolle e il sole cocente non faceva che ricordarmi quanto fosse stato imprudente non mettere la crema protettiva durante le prime tappe. É in questi momenti di difficoltà che la bicicletta ti offre l’opportunità di crescere come sportivo, ma innanzitutto come persona, imponendoti di non mollare e aiutandoti a imparare dagli errori.
Finalmente sono arrivato a Valencia. Tagliare il "traguardo" ha significato semplicemente la fine di una bella pedalata: niente di più e niente di meno. Eppure per me, che considero il ciclismo lo sport più affascinante del mondo, non esiste soddisfazione più grande di questa.
I dati registrati nella mia sei giorni da Finale Ligure a Valencia sono i seguenti:
Se durante la Traversata delle Alpi e quella dei Borghi più belli d’Italia avevo pedalato in solitaria e senza alcuna assistenza esterna, durante questo viaggio ho avuto la fortuna di godere della compagnia di tre amici che, correndo a piedi, volando in parapendio, e guidando in camper lungo la mia rotta, hanno saputo trasformare ogni cena e colazione in campeggio in un momento di festa, anche e soprattutto quando ero stravolto dalla fatica.
Per tutto questo grazie di cuore a Tommaso di Bert (fotografo ufficiale Lurbel Italy), Daniel de Gasperi (ultrarunner del Team Lurbel) ed Emil Guariento (paraglider di fama internazionale), che hanno contribuito a rendere questa mia avventura indimenticabile.
Grazie a LURBEL, GIANT ITALIA, COROS ITALIA e ISOSTAD ITALIA per avermi supportato in questo progetto.